Quando meno te l'aspetti...la Maratona più bella

di NICOLA DELFINO

Eccomi, sono Nicola (di Bari) del Team Camelot, quello che propone gare dappertutto, quello che parteciperebbe ogni settimana ad una gara, quello che ama prepararsi su ogni distanza, dai 1500m fino ai 42km, quello che ha corso oltre 250 gare negli ultimi 10 anni, ma che se deve raccontare la storia di una gara, non avrebbe dubbi, scegliendo la sua gara di casa in Puglia… La Maratona delle Cattedrali edizione dell’08/05/2022.
E’ una gara a cui ho partecipato a quasi tutte le edizioni, che percorre i suoi 42km partendo dal centro storico della città di Barletta, per poi intraprendere tutta la zona costiera in direzione sud, attraversando Trani, a seguire Bisceglie, poi Molfetta e infine Giovinazzo, passando per ogni centro storico, davanti ad ogni cattedrale locale, ma non sono mai riuscito a farla correre agli amici delle precedenti squadre, finché non sono diventato parte del Team Camelot dove ho trovato terreno fertile se si tratta di trasferte e maratone.
Così, con l’aiuto del presidente e la giusta dose di entusiasmo di altri miei amici di squadra conterranei, abbiamo messo insieme un nutrito gruppo di romani in trasferta in Puglia.
Dimenticavo di dirvi che, proprio nell’ultima città, Giovinazzo, sono cresciuto fino a quando non mi sono arruolato, ho conosciuto mia moglie e lì l’ho anche sposata… è una ridente località marittima che allo stesso tempo si affaccia sulle terre degli immensi uliveti, una vera perla che negli ultimi 20 anni è entrata tra le mete turistiche di nicchia.
Non so spiegare perché l’ospitalità sia per me così importante e sacra, ma grazie al prezioso aiuto di mia moglie, abbiamo messo in piedi un’organizzazione da tour operator: prima di tutto abbiamo pensato che avere la casa di mio padre completamente libera, era il modo migliore per fare entrare più gente possibile, perciò lo abbiamo traslocato a Roma, dove ci ha fatto per qualche giorno da babysitter ai nostri figli (grandicelli), mentre io e lei siamo partiti con tutti gli altri maratoneti, alcuni accompagnati da consorti e figli.
I Camelot conterranei di origini Altamurane, a qualche decina di km da Giovinazzo, hanno trovato sistemazione dai loro parenti, mentre tutti gli altri a casa di mio padre, dove ogni materasso, divano, coperta o cuscino sono diventati indispensabili.
Nell’arco del sabato, dalla mattina alla sera, sono arrivati tutti gli ospiti, li ho prelevati dall’aeroporto e, dopo aver ritirato i pettorali e fatto una piacevole colazione, proprio in un bar davanti a quello che il giorno dopo sarebbe stato il punto di arrivo della gara, siamo andati in giro qua e là, visitando il paese, il mare con la sua scogliera, il centro storico tra vicoli e attività commerciali; poi abbiamo organizzato un bel pranzetto e nel pomeriggio abbiamo avuto modo di poter vedere lo spettacolo delle Frecce Tricolori che si sono esibite sul lungomare.
Mentre guardavo incantato quegli aerei che volteggiavano nel cielo, guardavo i miei amici e non mi pareva vero… erano proprio lì, dove ogni estate da quasi 40 anni vado al mare con la mia famiglia e mi sentivo felice per aver potuto mostrare a loro un pezzo della mia vita… e non era affatto finita!
La sera, cena al ristorante, altro giretto per le strade bagnate sempre più da una pioggia che non ci ha spaventati, poi altri amici giunti in aeroporto per concludere con gli arrivi e infine tutti a casa a dormire, a ricaricare le energie per la gara del giorno dopo.
Al mattino, sveglia presto per noi maratoneti che, proprio davanti casa di mio padre, abbiamo preso i bus navetta che ci hanno accompagnato nei pressi della partenza a Barletta.
Il viaggio, durato circa 40 minuti, insieme ad altri maratoneti provenienti dal resto della Puglia, ma anche da fuori regione, è sembrato quello di una scolaresca in gita… chi era mezzo addormentato, ma cercava di non sembrarlo, chi raccontava aneddoti di gare infinite, chi faceva scherzi, chi semplicemente cercava la concentrazione… io guardavo loro ancora incredulo, perché per la prima volta non ero solo in quell’autobus!
Arrivati a Barletta troviamo una sorpresa, inizia a cadere una pioggia leggera e costante che mi preoccupava soprattutto per il percorso, considerato che nei 5 centri storici si corre sul basolato liscio e moooooolto scivoloso quando è bagnato.
Niente paura, uno dei motti del Team Camelot è “non siamo fatti mica di zucchero!?”
La preparazione e il riscaldamento iniziano a incutermi quella tensione che, come spesso accade ai podisti, si trasforma in un movimento tellurico nel ventre… scompaio per trovare un bagno e sistemo ogni problematica “fisica”, per ripresentarmi dai miei amici a 5 minuti dalla partenza e ripeto a loro quello che avevo stabilito con il mio coach: “ho già corso la mia maratona veloce a Roma in poco più di 3h:02’, siamo a maggio e le temperature sono più alte e proibitive per il corpo, punto al risultato sulla posizione e non sul tempo, cercando di fare una bella figura nella gara di casa”.
Mi rendo poi conto che la pioggia potrebbe diventare un ostacolo, ma soprattutto il vento che soffia da sud-est, esattamente contrario a tutti i 42km di gara, per cui decido la mia tattica di gara: parto con il pacer delle 3h:10’, mi faccio con lui i primi 10km e poi magari, se le gambe stanno bene, ci metto un ritmo più sostenuto.
Qualche foto prima della partenza… inno nazionale… pronti… sparo e VIA!
Individuo subito il pacer che avevo scelto, ma riesco a correre a malapena 500m con lui, perché mi sento di correre con il freno a mano tirato e in un baleno cambio strategia, quindi aumento il passo e alla prima curva a gomito, poco dopo il primo km, con ampia visuale sui miei predecessori, li conto uno alla volta… sono in 13ª posizione… magari riuscissi a mantenerla, quindi diventa quello il mio obiettivo… non farmi superare!
I partecipanti alla maratona non sono tanti, circa 300 e stando nelle prime posizioni, man mano che la distanza aumenta si creano piccoli gruppetti, staccati da quello successivo da parecchie decine di metri e così anche io mi trovo davanti un paio di corridori nell’arco di 20 metri, quindi, piuttosto che correre da solo, cerco di raggiungerli piano piano e ne prendo uno, poi un altro e allungo qualche metro su di loro… quindi guardo al gruppetto più avanti e inizio pian paino a raggiungerli finché sono in 10ª posizione!
Ecco Trani e, dopo un tratto cittadino, arriviamo sul lungomare dove la bellissima cattedrale, una delle più belle del sud Italia, si affaccia con il bianco delle sue mura sullo sfondo di un mare blu scuro ed io inizio ad emozionarmi, ripensando a quei posti dove ho scattato foto e girato le scene del mio filmino pre-matrimoniale… sorrido pensando a quanto eravamo impacciati… rido un pochino meno non appena inizia il tratto lastricato del centro storico che passa davanti al Tribunale per poi fiancheggiare la scalinata di accesso alla bellissima chiesa, perché la pioggia caduta fino a quel momento è diventata pericolosa, come sapone sotto le scarpe.
In quel punto, successivamente mi renderò conto che, guardando in alto verso la somma del campanile, forse più su verso il cielo, ho disegnato con le mani il segno della croce ed un fotografo mi ha ripreso in tutta la sequenza… la parte mistica di questa gara è iniziata!
Continuo a rimanere in coda ai due che mi precedevano fino al 15°km, quindi decido di affiancarmi e prendere parola… sono due corridori più giovani di 5/10 anni rispetto a me, sono anche loro pugliesi e hanno come obiettivo le 3 ore spaccate… TRE OREEEEEE, ma io muoio a quel ritmo!
Per raggiungere quell’obiettivo bisogna correre sul filo dei 4’:16” al km e quindi ci diciamo di provarci, magari dandoci una mano con qualche cambio o con qualche incitamento e prendo io l’iniziativa, in testa per fare l’andatura, sentendo che in quel momento le gambe stavano benissimo e conoscendo meglio di loro il percorso e i piccoli saliscendi prima e dopo essere entrati nel comune di Bisceglie.
Nel frattempo la pioggerellina che all’inizio ci aveva tenuto compagnia per i primissimi km, poi scomparsa a Trani, improvvisamente ritorna in modo più insistente, ma sopportabile.
Diciamo che finché le scarpe non sono zuppe, non ci sono grossi problemi, anche perché la temperatura è gradevole e il corpo caldo e sudato non avverte differenza se oltre al sudore della fronte, a scendere sono anche le gocce di pioggia.
Bisceglie è alle porte ed arriva il passaggio sulla mezza maratona dove il crono segna 1h:29’:10”, una previsione molto più rosea delle 3 ore finali, ma sappiamo che nella seconda parte diventa sempre più difficile mantenere quel ritmo per cui abbiamo circa 2 minuti di vantaggio da gestire, ma la cosa che più mi fa preoccupare è che non ho mai ricevuto un cambio e uno degli altri due si è staccato.
Continua a piovere più insistentemente e passiamo anche qui davanti la cattedrale nel centro storico che è più difficoltoso da attraversare per via del percorso poco lineare sul basolato, dove fare le curve, equivaleva a pattinare con le scarpe.
Uscendo dalla città, la pioggia è diventata insopportabile, tanto da aver difficoltà a tenere gli occhi aperti, le scarpe sono diventate due scialuppe che affondano e bisogna correre al centro della corsia per evitare di sprofondare in pozzanghere o buche piene d’acqua in cui non sai dove stai mettendo il piede… la linea di mezzeria è il punto migliore perché l’acqua tende a scivolare verso l’esterno della strada, eppure sembra di correre su un fiume e le secchiate che ti arrivano di fronte sembrano gavettoni lanciati con violenza.
Altro momento mistico! Si, perché alzo lo sguardo verso il cielo quasi in segno di sfida a chi me la stava mandando così forte e vedo che qualche km più avanti il cielo si sta aprendo… l’arrivo non sarà bagnato ed io ringrazio CHI ci ha messo la buona parola!
E come sto messo con la mia posizione? Siamo al 30°km, sono 8° e si affianca l’unico superstite del mio gruppetto che mi dice di stare bene e di avere ancora benzina nelle gambe, ma io non tengo il suo passo decisamente più veloce del mio che comunque non avevo perso il ritmo e lo vedo superarmi, avanzare veloce e in pochi minuti raggiungere un atleta che ci precedeva di circa 100m… solo alla fine scoprirò che il mio compagno di gruppetto sarebbe arrivato 3° assoluto chiudendo la sua gara in 2h:55’ con una progressione spaventosa!
Comunque nel percorso di avvicinamento alle case del nuovo paese, riesco a raggiungere anch’io l’atleta che mi precedeva e superandolo mi accorgo che è andato in crisi… sono di nuovo in 8ª posizione… ed ecco Molfetta!
La città in cui ho trascorso tutto il tempo scolastico delle scuole superiori, la prima meta che raggiungevamo con la comitiva, quando neopatentati avevamo pochi soldi per la benzina, la città metropolitana che contava 4 volte gli abitanti di Giovinazzo, la città delle esperienze, dei regali, delle corse per raggiungere l’autobus per tornare a casa, insomma dei ricordi più vicini agli anni che hanno preceduto la mia partenza per lavoro.
Entrando in città, si svolta subito verso il lungomare passando davanti al cantiere navale in cui ho lavorato da ragazzino e mi chiedo se il titolare potrà mai riconoscermi vedendomi oggi che i miei capelli avevano lasciato il posto alla pelata… ma non c’era, meglio così!
I ricordi e gli sguardi verso posti conosciuti, iniziano a lasciare il posto alla fatica, le gambe iniziano ad essere stanche e il muro dei 34km diventa un timore.
Non voglio fermarmi, non voglio avere i crampi come a Roma, ma le sensazioni iniziano a trascinarmi giù e, anche se la pioggia ha smesso di cadere, ha lasciato il posto ad un vento sempre più fastidioso… o forse era sempre uguale ed ero solo io ad essere più stanco!
I 2km seguenti fino al 36°, ovvero fino ad uscire completamente dalla città sono stati i più traumatici, dove ho combattuto con le emozioni, la paura, la rivincita, la gioia, la tristezza.
In questa altalenare di pensieri mi sono trovato a percorrere i 4km che precedono l’ingresso a Giovinazzo, rendendomi conto che per un lungo periodo non avevo mai guardato il crono e senza aver più fatto previsioni sul risultato, cosciente del fatto che dopo il 30°km avevo rallentato, ma non troppo.
Quei 4km li conosco bene, li ho percorsi in ogni modo, con la bici, di corsa, in auto in moto, camminando e conosco bene ogni piccola salitella o discesa, anche dove non sembrano esserci, quindi ho iniziato a dosare bene tutte le energie, rendendomi anche conto del vento che aveva fatto volare le transenne in plastica e il cartellone del 38°km, fino a quando ho letto la scritta cubitale scolpita su un muro “GIOVINAZZO” che accoglie i turisti.
A quel punto mi trovavo al 40°km spaccato, svolta a sinistra per scendere verso il lungomare e c’è l’ultimo ristoro, proprio davanti l’uscita posteriore del cimitero comunale.
In quei 4km precedenti avevo deciso di fare lì una breve sosta… non per riposarmi dalla fatica, ma per dedicare un momento a mia madre… la mamma che mi aveva lasciato prematuramente esattamente lo stesso giorno di 12 anni prima, sepolta proprio lì in quella terra a pochi metri da me, lei che avrebbe festeggiato solo 2 giorni dopo i suoi 71 anni, mia madre a cui dovevo fare gli auguri per la festa della mamma che ricorreva proprio quel giorno, mia madre a cui dovevo i ringraziamenti di tutto ciò che ho fatto di buono… e quindi ecco che al ristoro ho preso un bicchiere d’acqua, mi sono messo in disparte poco più avanti per non essere disturbato e bevendo, col sorriso, le ho raccontato qualche parola per poi ripartire con tutte le energie che avevo verso gli ultimi 2km.
Ed eccoli lì, quei due km tutti da percorrere sul mio lungomare, deserto, senza nessuno che mi inseguisse, senza auto, ascoltando il rumore delle onde infrangersi sugli scogli, come quando ci vado ogni volta che ho bisogno di pace e mi ipnotizzo osservandole nel loro perpetuo movimento.
Ora il movimento perpetuo è accompagnato dal suono costante dei miei passi verso l’arrivo, nella top10 della gara di casa e sento improvvisamente nuove energie, ma le sento davvero, nelle mie orecchie!  Sono le grida di incitamento delle Camelot Girl e tra loro c’è mia moglie e quanto strilla! Non l’ho mai sentita così! Sembrano quasi grida miste alla commozione! Le passo davanti e le vedo gli occhi lucidi… una carica di adrenalina!
In tutto ciò mi sono improvvisamente ritrovato ad inseguire il 7° in classifica in evidente difficoltà e dopo aver lasciato alle spalle la bellissima cattedrale, lo affianco e lo supero avviandomi verso gli ultimi 500 metri in discesa, facili e trionfali… l’arrivo è con il sorriso e incito la folla che grida, sento il mio nome perché qualcuno mi riconosce… attraverso la linea del traguardo e guardo il display del crono non credendo ai miei occhi… 3h:00’:14”, un risultato inaspettato, ma che mi fa sorridere, perché chiunque si sarebbe rammaricato per quei 14 secondi sopra le 3 ore, 14 secondi che mi hanno impedito di poter iniziare a dire il risultato con 2 ore e…. ed invece io sorridevo pensando a quei 14 secondi (e forse più) dedicati a mia madre al 40°km, senza alcun rimpianto, anzi quasi felice di aver rinunciato alla gloria sportiva per potermi sentire più felice e in armonia come figlio.
Va beh, supero il traguardo e trovo tanti amici di Giovinazzo che mi guardano sorpresi per il mio eccellente risultato, increduli che io possa esserci riuscito, amici che mi conoscevano come “scheggia di vento” perché da ragazzino praticavo atletica leggera come velocista ed ero così veloce da accostarmi al ben più famoso “figlio del vento” Carl Lewis che in quegli anni dominava i 100m in tutte le piste di atletica del mondo… si avvicina anche il sindaco che conosco da quando ero adolescente e mi fa i complimenti per aver onorato il nome del mio paese, insomma mi sento al settimo cielo e poi scopro anche di essermi classificato 1° di categoria… peccato che non ci fosse anche mio padre a vedermi, perché penso ne sarebbe stato orgoglioso in quel momento.
Rimango fermo in piedi pochi metri dopo la linea di arrivo e aspetto i miei compagni di squadra che poco alla volta arrivano tutti con un sorriso stampato sulla faccia, tutti felici per averla finita, tutti meravigliati da un percorso splendido, nonostante il maltempo.
Ci mettiamo tutti addosso qualche vestito asciutto e, dopo qualche foto, ci dirigiamo tutti a casa per iniziare i turni per la doccia. Lavati e profumati, accompagnati da mogli e figli (per chi li aveva al seguito), ci siamo diretti al ristorante di cui tanto ho decantato le qualità e le prelibatezze… il proprietario è un amico di vecchia data con cui abbiamo condiviso delle belle esperienze di vita e mia moglie stessa ci ha lavorato per qualche anno prima di trasferirsi a Roma… ciò che abbiamo mangiato e quanto abbiamo speso non ve lo racconto neanche, ma sembrava di essere ad un pranzo matrimoniale, pur spendendo quanto ormai a Roma si spende per mangiare una pizza!
Con la panza piena piena piena, gli amici hanno provato a fare una passeggiata a piedi, ma sono rimasti sorpresi da un acquazzone che li ha battezzati dalla testa ai piedi… io stavolta me la sono scampata, perché ho accompagnato uno di loro ad un appuntamento a Candela (dietro l’angolo… 100km) per una compravendita concordata di un’auto.
Quando siamo tornati, c’è stato giusto il tempo per godere di qualche altro momento fraterno tutti insieme a casa di mio padre e poi è iniziato il tram-tram di viaggi per accompagnare quasi tutti, compreso mia moglie, in aeroporto per le rispettive partenze di rientro a Roma… poveretti, sarebbero arrivati a destinazione con oltre 2 ore di ritardo!
Il mio weekend per la maratona sarebbe durato un giorno in più con la compagnia di qualche altro amico che ha pensato bene di godersi anche il lunedì… prima però abbiamo chiuso la domenica con giro turistico a piedi e birra a mezzanotte!
Il lunedì mattina al risveglio presto, il sole era splendente e una bella corsetta noi 4 gatti rimasti è stato il preludio per un bagno a mare al termine di 10km tra campagna e tuuuuuutto il lungomare di levante e di ponente… acqua ghiacciata, ma limpidissima!
Continuo a sentirmi felice, perché vivo e sento di far vivere momenti piacevoli, sento che loro sono entusiasti di quello che vedono ed io sono ancora più felice.
Dopo un pranzo genuino a base di pasta con olio crudo e bietola selvatica raccolta qualche giorno prima dal mio eccellente papà e che mi aveva lasciato da parte, nel pomeriggio ho portato gli amici prima della loro partenza ad un negozietto che vende prodotti tipici locali consigliando l’acquisto di qualche tarallino pugliese… loro mi dicono di volerne acquistare giusto un assaggino per portarlo a Roma… sono usciti da lì dopo averne assaggiati un bel po' e averne acquistato 6kg… giusto un assaggino!
Loro sono ripartiti in auto ed io qualche ora più tardi in aereo… con gli occhi pieni di amore per la vita, carico di energie positive, felice per aver regalato momenti felici, desideroso di rincontrare i miei amici per poter raccontare con loro, a chi non c’era, quello che una corsa può creare, quello che l’amicizia ci aveva permesso di vivere, ciò che SOLO il Team Camelot è stato in grado regalarmi! GRAZIE AMICI MIEI!